Era il 23 aprile del 1965. Un uomo, con un corpo esile, ma ben strutturato, approdava ai vertici della vetta mondiale, conquistando il Titolo di Campione Mondiale, nella categoria dei pesi mosca. Costui, era il mitico Salvatore Burruni. Oggi a Radio Catalan, il figlio Gianfranco, era ospite della trasmissione con Michele Serra, e a distanza di 54 anni da quel evento, si è tornato a parlare dell’epica impresa di Tore Burruni e non solo. Il “piccolo”, ma grande uomo, quale è stato salvatore Burruni, che si è sempre distinto da altri sportivi, per impegno, sacrificio ma soprattutto per la sua umiltà, ha fatto di costui, una colonna memorabile, che nessuno può o deve dimenticare. Alghero, la sua città, dove Tore, (così era chiamato dai tanti amici), è nato, vissuto e per la quale ha dato lustro, l’ho ha sempre amato e in tanti ancora oggi lo ricordano. Come pure è stato amato e ben voluto anche in campo Nazionale ed internazionale. Considerato dai più, appartenenti al mondo della boxe, il migliore pugile in campo internazionale, per tecnica, comportamento e sportività sul ring. Non solo, durante la conversazione con il figlio Gianfranco, abbiamo saputo anche dei suoi cimeli che sono tantissimi. Conquistati nell’arco della sua professione. Medaglie, trofei, documenti ed attestati di personalità che dell’Italia hanno fatto storia. Come una parte di storia la scritta in maniera indelebile Salvatore Burruni. Bene, di tutto questo patrimonio, affettivo, personale e di valore inestimabile per la propria famiglia, Salvatore, il “piccolo” grande uomo, come da sua volontà avrebbe voluto che venisse lasciato alla sua Città natale Alghero, della quale si è sentito sempre e comunque figlio fedele. Aspetta ora alle Istituzioni locali, assumersi l’impegno, per trovare una giusta collocazione, magari creando un piccolo museo, affinchè, le gesta di una leggenda, e del mondo pugilistico algherese, non vengano dimenticate.